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Sui fondi esposizioni irrisorie

di Isabella Della Valle

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16 Settembre 2008

Il ciclone Lehman non ha travolto i fondi comuni italiani. Che la banca americana navigasse in cattive acque, negli ambienti finanziari lo sapevano già da un po'. E i gestori hanno alzato le antenne in tempo.
Da un'analisi tra le principali Sgr italiane, sembra che la percentuale di azioni e di obbligazioni Lehman nei portafogli dei fondi sia davvero irrisoria. Come accadde per i casi Cirio, Parmalat e Argentina, anche questa volta il principio della diversificazione si è rivelato azzeccato. Tra le Sgr che non hanno alcuna esposizione su bond ed equity ci sono: Azimut, Bipiemme Gestioni (dove ci tengono a sottolineare che non hanno neanche «mai investito in passato in aziende al centro di scandali finanziari o fallimenti»), Aletti-Gestielle («da tempo»), Albertini Syz («mai investito su questi titoli»), mentre da Pioneer fanno sapere che «la gamma internazionale di Pioneer Investments ha una esposizione molto limitata alle azioni e alle emissioni obbligazionarie di Lehman Brothers». Posizione analoga anche per Ubi Pramerica: «l'esposizione è assolutamente marginale» e per Vegagest («Sui nostri fondi abbiamo esposizioni virtualmente nulle»), mentre il gruppo Intesa Sanpaolo non riesce a fornire dati «perché la direzione sta valutando la situazione». Nessuna esposizione neppure per Duemme Sgr, per Zenit (quest'ultima per la precisione aveva investito 6mila dollari la settimana scorsa a puro titolo di scommessa su un eventuale salvataggio) e per Mc Gestioni. Anche Anima Sgr tra bond e equity ha un'esposizione veramente irrisoria (lo 0,05% in totale), così come Mediolanum: «sui fondi c'è poco e niente, ma non ci sono ancora dati disponibili». Maggiore, invece, l'incidenza di Lehman nei portafogli dei fondi esteri, almeno fino all'inizio dell'estate. In particolare Legg Mason Partners al 31 maggio aveva in pancia poco meno di 12 milioni di titoli, mentre Janus Twenty Fund e Fidelity Growth & Income Portfolio detenevano rispettivamente al 30 giugno e al 31 luglio 9,7 e 7,5 milioni.
Ma a pagare lo scotto più caro della crisi è stato Bill Gross, il re dei bond. Secondo Bloomberg la sua società Pimco ha obbligazioni Lehman nel portafoglio di 12 fondi. Dopo aver scommesso con successo sul salvataggio di Fannie e Freddie, su Lehman (i titoli li aveva acquistati a giugno) gli è andata male. Anche i guru sbagliano.

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